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Ogni giorno, nel mondo, sono tantissime le persone che scelgono di coltivare cannabis in casa. Tra loro, ci sono anche coloro i quali si orientano verso le varietà autofiorenti. Acquistare semi di cannabis a carattere non fotoperiodico può rivelarsi una scelta che comporta sia vantaggi, sia svantaggi. Scopriamo assieme, nelle prossime righe, qualche informazione sui primi e sui secondi.

Cannabis autofiorente: i vantaggi

Quali sono i principali pro della cannabis autofiorente? Il primo riguarda il fatto che, quando la si chiama in causa, si inquadra una tipologia di cannabis che cresce anche in condizioni di svantaggio climatico. Non dimentichiamo che la base delle varietà autofiorenti è la cannabis ruderalis, originaria della Siberia e, per questo, con un corredo genetico speciale, grazie al quale può fiorire anche in un contesto climatico tra i più ostili al mondo.

Si potrebbe andare avanti ancora molto a elencare i vantaggi pratici della cannabis autofiorente. Oltre a quello appena citato, rammentiamo la rapidità di fioritura. In 7/10 settimane – i parametri precisi cambiano a seconda delle varietà – si può avere il proprio raccolto. Si tratta di un aspetto estremamente positivo per chi vuole ottenerne diversi nel corso dell’anno.

Le piante di cannabis autofiorente sono riuscite, nel corso degli anni, a diventare protagoniste di un successo commerciale davvero interessante. Il motivo è legato al fatto che, essendo i risultati della coltivazione non altissimi – siamo attorno al metro massimo, in alcuni casi si parla addirittura di 40 centimetri – è possibile gestire i raccolti anche su balconi cittadini di estensione contenuta.

Non c’è che dire: i pro della cannabis a carattere autofiorente sono numerosi e degni di nota! Oltre a quelli sui quali ci siamo soffermati, non possiamo non citare la necessità di una quantità ridotta di fertilizzanti. Avendo a che fare con piante piccole, infatti, il coltivatore non ha bisogno di esagerare né con il concime, né con l’acqua. Giusto per dare un parametro quantitativo, ricordiamo che le quantità ideali sono pari alla metà di quelle necessarie alle piante di cannabis fotoperiodiche.

Fino ad ora non abbiamo citato un vantaggio a dir poco rilevante: quando si coltiva cannabis autofiorente, non si è vincolati ai cicli di luce, che non hanno bisogno di essere cambiati. Quello che conta è trovare subito lo schema giusto. Quello preferito dalla maggior parte dei breeder esperti prevede l’esposizione a 18 ore di luce e a 6 di buio.

Contro

Le varietà di cannabis autofiorente hanno anche diversi contro. Quali sono? Uno dei principali riguarda il fatto che, nella maggior parte dei casi, rispetto alle piante fotoperiodiche la resa è inferiore. Anche se, negli ultimi anni, le tecniche di coltivazione si sono affinate molto e hanno permesso di ottenere autofiorenti con rese che non hanno nulla da invidiare a quelle delle regolari, si parla sempre di situazioni che non sono alla portata del piccolo coltivatore casalingo.

La cannabis autofiorente, avendo un ciclo di vita estremamente breve, poco sopporta tecniche di training come la potatura. Lo stesso si può dire per la cimatura.

Da non dimenticare è poi che, in molti frangenti, la cannabis autofiorente ha una quantità inferiore di THC rispetto a quella fotoperiodica.

I principali pro e contro della cannabis autofiorente sono chiari. Quando si decide di iniziare a coltivarla, è bene avere ben presenti alcuni accorgimenti. Tra questi rientra il focus sullo stress che le piante provano quando vengono rinvasate. Si tratta di un vero e proprio trauma, dal quale, in virtù del più volte citato ciclo di vita breve, potrebbero non riprendersi. Ecco perché è il caso di scegliere fin da subito il vaso definitivo. Quello ideale ha una capacità compresa tra i 7  i 15 litri ed è realizzato in tessuto, materiale che consente alle radici di crescere al meglio.

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